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Critiche

Per la mostra “Galerie de Carmes”
Febbraio 2016

Toulouse, France
Portraying the moment just before the kiss – is once again the inspiration behind Irina Avramenko’s Metamorfosis.

Now transferred onto canvas and separated so as to make a diptych, the two faces stand over and look for each other, their love tension emphasized by the redness of the jute.

In this case, the insertion of a colour background was enough to impart the work with a sense of excitement and passion, whilst in the original sculpture it was highlighted by the bodies’ abandonment.

Per la mostra “Made in Siberia”
Ottobre 2013

Dario Modugno
Siamo proiettati in una dimensione a noi estranea, lontana dalle nostre sicurezze, dal nostro quotidiano. Non ci sappiamo orientare eppure non proviamo né paura né scoramento. Semplicemente rimaniamo affascinati, ricordiamo.
Ricordiamo di un passato che non abbiamo mai vissuto, ancestrale.

La potenza del segno, la forza evocativa delle figure ci guidano attraverso un mondo parallelo, tutto tranne che incantato. Crudo, essenziale ma pregno di vitalità. Così caliamo quasi inconsapevolmente in quel paesaggio, e siamo lupi tra i lupi, cavalli tra i cavalli, galli tra i galli.
La nostra esperienza non è più solo visiva ma coinvolge adesso tutti i sensi, proviamo il brivido istintivo della libertà, del freddo. Il calore delle narici che diventa condensa mentre corriamo nell’infinita steppa, l’erba che si piega al nostro passaggio, il vento che ci investe.

Questa è solo una delle istantanee di Made in Siberia. Potremmo essere lupi a caccia, orsi in letargo, uccelli in volo; possiamo vi- vere tutte le vite che le vorticose pennellate di Irina Avramenko ci dipingono innanzi. Sono colpi decisi, ferali, che accennano le figure, quasi nascondendole.
E il motivo è semplice: sono i nostri archetipi. Sta a noi il compito di riempire di sensazioni e di esperienze queste astrazioni. Noi siamo il tramite per il quale le idee scendono dall’iperuranio e si fanno cosa tangibile.

L’opera di Irina Avramenko vuole raggiungere questo obiettivo: costringere, con uno sforzo intellettivo, lo spettatore a partecipare all’opera, al lasciarsi trasportare in essa e allo stesso tempo contribuire al suo completamento. L’Avramenko non ci vuole dare facili soluzioni, non vuole presentarci un prodotto che sia gradevole ma scevro di impegno. Banale, vuoto.

Al contrario con questa esposizione è semmai più chiaro come in quella figura a noi confortante dell’animale, quella figura a noi tanto familiare, tratteggiata con una sensibilità ed un gusto molto acuti, si nascondano le nostre aspirazioni e le nostre inquietudini, costringendoci ad un momento di autocoscienza del tutto non preventivato e, per ciò stesso, tanto più autentico.

Triangolo Industriale
26 Marzo – 13 Aprile 2013

Prof. Aldo Maria Pero, Critico d’arte
Con lo splendido “Elefante” Irina Avramenko fornisce la prova di una notevole maestria tecnica della quale si avvale per far emergere dalla infinita trama di sottili linee compositive la testa, in particolare gli occhi, di un signore delle savane, che forse costituisce per lei, siberiana, un ricordo del tempo lontano in cui un clima più clemente conentiva ai predecessori di questi nobili animali di popolare le tundre del suo paese.
Si tratta di un lavoro davvero impressionante per la severa monocromia, la sicurezza d’esecuzione e per l’indimenticabile effetto di scoperta che genera in chiunque si soffermi a studiarlo.
Se, come si è detto, è ammirevole la sapiente e minuziosa tecnica compositiva dell’immagine che disvela solo progressivamente la natura di quanto raffigurato, ancora più interessante risulta l’originalità del dettato figurativo che dimostra il valore di un’artista padrona dei propri mezzi.